Il Softair

INTRODUZIONE

Tutto cominciò durante una pausa pranzo di alcuni boscaioli Americani. Uno di loro, che aveva un marcatore a vernice rossa utilizzato per segnalare gli alberi da tagliare, per scherzo sparò una palla di vernice verso un suo compagno; a quest’ultimo non parve vero rispondere con lo stessa sistema al collega. Questo botta e risposta coinvolse anche gli altri e degenerò nel primo scontro di Paint-Ball (primi anni ’80).

Trovata la cosa molto divertente i boscaioli decisero di ritrovarsi per sfidarsi ancora fino a che il divertimento si diffuse fino a divenire il Wargames che tutti conosciamo adesso. Ora quei marcatori sparano con un getto di aria una pallina calibro 12 piena di vernice colorata alla velocità di 150 m/sec. Questo significa vivere un’esperienza alquanto dolorosa se si viene colpiti.

In Giappone, dove è nato il Softair, non era possibile usare quel tipo di strumenti per giocare e qualcuno pensò di usare delle armi giocattolo che sparassero dei piccoli pallini del tutto innocui. I primi modelli sparavano dei pallini di plastica (di varie dimensioni) tramite un pistone a molla con modeste velocità e gittata in modo da essere considerati veri e propri giocattoli dalla “rigida” legislazione giapponese. Quando i primi produttori si accorsero che i modelli erano sempre più richiesti i fabbricanti decisero di rendere omogenee queste repliche e di istituire un organismo chiamato ASGK. I suoi compiti fondamentali erano:
· Controllare la legalità dei modelli giocattolo;
· Unificare gli standard di realizzazione con particolare attenzione al calibro e ai materiali;
· Concordare una differenziazione produttiva in modo da non farsi concorrenza;
· Stabilire che il proiettile deve essere del diametro di 6 mm.

COS’E’ IL SOFT AIR

Il softair è tecnicamente una simulazione di guerra svolta tra piccoli gruppi.
I giocatori sono generalmente divisi in due squadre di dieci o quindici elementi, talvolta contraddistinti dal tipo di abbigliamento, e ciascun team ha un proprio obbiettivo da raggiungere che tipicamente è una bandiera.
Ovviamente a questa breve descrizione esistono molte varianti, sia per il numero di giocatori ma anche per complessità di “missione” da svolgere che possono essere più o meno complesse e lunghe nel tempo.
Le più dure sono quelle classificate come “hard softair” che durano almeno 24 ore e per partecipare alle quali è necessario conoscere alcune tecniche base di survival, tecniche di orientamento, avere l’attrezzatura adatta ma anche una certa preparazione fisica visto che questo tipo di partite risultano essere talvolta parecchio pesanti e durante le quali si percorrono diversi km a piedi.

Le squadre ed i club di softair sono ormai diffusi in tutta Italia ed è davvero difficile trovare una zona dove non siano presenti “scemi di guerra in mimetica” o “soldati della domenica” (così veniamo definiti in genere).
Il softair non è praticato ovviamente solo in Giappone ed in Italia, ma quasi ovunque con curiose eccezioni come la Germania e l’Australia dove mi risulta che sia vietato.
La maggior parte dei club sono ben disposti a far provare le persone che vogliono cominciare a giocare, quindi se voi siete tra questi vi consiglio di contattarci o cercare subito un club dalle vostre parti e farvi un’idea “sul campo” di cosa sia il softair con i vostri occhi e di quanto coinvolgente, appassionante, e divertente possa essere questo gioco!

Il softair è un gioco a due o più squadre.
Dare una definizione precisa a questa attività, a tutti gli effetti praticata a puro scopo ricreativo, è difficile a causa degli attrezzi e del vestiario utilizzato dai praticanti. Sono tante le polemiche nate intorno a questo gioco. Nei migliori dei casi viene liquidato come un gioco per guerrafondai in erba, nei casi più gravi si finisce davanti al giudice con il capo d’accusa che va dal possesso abusivo di armi da guerra all’associazione di banda armata… Nell autunno del 1993 se ne è pure occupata la televisione nazionale con risultati a dir poco disastrosi per l’immagine di questo gioco (non viene definito “sport” perchè a tutto il 1997 non esiste ancora una federazione degna di questo nome che tuteli sotto ogni punto di vista i suoi praticanti).

Il Softair (o Wargames, che dir si voglia) è in pratica una competizione fra due o più squadre, di numero variabile di elementi, che si affrontano in un’area ben delimitata di gioco. Lo scopo precipuo, nella maggior parte dei casi, consiste “nell’eliminare” i componenti della squadra avversaria colpendoli con pallini di plastica di 6mm di diametro e pesanti circa 0,2 gr. Astuzia, coordinamento di squadra e precisione nel tiro sono caratteristiche essenziali per la vincita dell’incontro. I problemi legati a tutto ciò appena descritto riguardano il vestiario utilizzato dai partecipanti e dai dispositivi utilizzati per “sparare” i pallini. Infatti la stragrande maggioranza di coloro che giocano a Softair indossano tute mimetiche militari e utlizzano repliche in plastica di armi attuali utlizzati di vari eserciti. E’ quindi facile restare impressionati nel vedere una trentina di ragazzi (anche persone mature, non scordiamocelo!) che dentro ad un boschetto, vestiti come il più equipaggiato soldato di qualche famoso esercito, si sparano raffiche di pallini di plastica. E sembrano pure divertirsi! Per qualcuno, solo questo tipo di atteggiamento, è sufficiente per essere marchiato come deviato, fascista, immorale e totalmente offensivo nei confronti di chi la guerra, o guerriglia che sia, la subisce davvero.

Osservazioni alquanto semplicistiche e faziose, ma che, a seconda del punto di vista, contengono un minimo di verità. Il Softair può essere visto come una simulazione di una situazione tattica militare abbastanza credibile-non per niente in certi ambienti militari vengono utilizzate le ASG (Air Soft Gun)- l’unica limitazione del realismo è data dalla portata delle armi ad aria compressa. Molti praticano il softair per questo: simulare una situazione di guerriglia. Ma dal ricreare una situazione e a desiderarla nella realtà, c’è una certa differenza.

LA STORIA DEL SOFTAIR

Il SoftAir nasce in Giappone negli anni ’80 e conquista un pò tutto il mondo all’inizio degli anni ’90.
In Italia iniziano a sorgere i primi Club, formati solitamente da non più di una decina di persone. Le prime repliche di armi importate sono soprattutto pistole a molla ed a gas a cui seguono i primi modelli di ibridi (gas + molla) come il Walther MPL.
Il primo fucile ad essere commercializzato è il FAMAS della Legione Straniera ed è probabilmente la replica tutt’oggi più venduta. In rapida successione iniziano ad essere importati sempre più modelli rendendo il SoftAir sempre più popolare.
Televisione e giornali iniziano ad accorgersi di questa nuova moda ma non comprendendola la demonizzano cercando di far apparire i giocatori di Softair come guerrafondai o bimbi mai cresciuti. Sia sulle reti private sia su quella pubblica, sia nei telegiornali come nelle trasmissioni televisive generalistiche il Softair appare come il gioco di alcuni fanatici paragonabili ai normali guerriglieri che fanno della guerra la loro vita.
Parallelamente le riviste del settore armi dedicano una o più pagine allo sport, però in modo positivo, anzi addirittura in modo molto professionale con schede tecniche e prove come per le migliori armi reali.
Nascono anche le prime pseudo Federazioni, in primis la FISAIR poi scomparsa a causa di problemi economici. A seguire l’ASNWG e la FISA. Di queste ultime due solo la prima è tutt’ora esistente e funzionante poichè anche la FISA ha dovuto cedere alle scarse adesioni e consensi, nonostante l’iniziale potenzialità dimostrata. L’ASNWG è attualmente l’unica Associazione/Federazione che raggruppa molti club d’Italia.
E’ in questi anni che il Softair muove i primi passi verso il riconoscimento da parte degli organi sportivi nazionali. Attenzione però, non si tratta di riconoscimenti reali o ufficiali da parte dei grandi organi come il CONI bensì dell’accettazione dell’attività del Softair all’interno di associazioni e/o organi nazionali affiliati o riconosciuti dal CONI come enti sportivi dei quali il Softair tenta di assorbirne l’ufficialità di riflesso.
Negli ultimi anni il numero di club è aumentato esponenzialmente ed ultimamente il Softair gode di un rinato entusiasmo trasportato forse anche da Internet dove i club on-line spuntano (o muoiono) ogni mese come funghi.

DIVENTARE ASSOCIAZIONE SPORTIVA

Costituirsi come Associazione Sportiva non è affatto difficile, fermo adempiere ad alcuni obblighi di Legge come redigere un Atto Costitutivo ed uno Statuto. Ma andiamo con ordine.
Per prima cosa bisogna scrivere un Atto Costitutivo firmato dai soci fondatori. Un Atto Costitutivo è un documento, solitamente di un paio di pagine, con le informazioni preliminari/generali dell’Associazione che si vuole creare ed i dati dei soci fondatori come nome e cognome, residenza, carica sociale, ecc. Questo Atto deve ovviamente essere controfirmato da tutti i soci fondatori.
Il secondo passo è la creazione dello Statuto, probabilmente la parte più complessa dell’operazione. Lo Statuto dovrà regolare la vita del gruppo associativo e prevederne i possibili comportamenti. Lo Statuto deve essere quindi un documento completo ma non prolisso nel quale ogni socio o dirigente possa trovare risposta alle proprie perplessità sul comportamento dei membri o come comportarsi nelle varie situazioni. Lo Statuto può arrivare a comprendere i colori sociali del gruppo, la descrizione delle cariche, la possibilità di svolgere altre funzioni oltre a quella in oggetto della costituzione dell’Associazione, come impiegare il denaro, la tipologia dei soci, lo scioglimento, ecc.
Dopodichè, ma è facoltativo, si può redigere un regolamento interno, cioè un documento nel quale instradare i soci su cosa si deve e non si deve fare, soprattutto su quest’ultimo punto.

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